Farmacisti e "autocura"
Farmacisti e "autocura"
Negli USA il 38% degli adulti e il 12% dei bambini fa uso di prodotti omeopatici, fitoterapici, integratori di vitamine e sali minerali, ecc. (Nahin et al., 2009). Il fenomeno è diffuso anche in tutta Europa e si riflette in maniera particolare sul ruolo professionale del farmacista.
In una recente ricerca svolta nel regno Unito (Robinson, 2010) sono stati indagati il comportamento e le attitudini di farmacisti, operanti in 4 farmacie di Londra, nel dispensare ai bambini prodotti a base di piante medicinali, integratori di vitamine e sali minerali, rimedi omeopatici, prodotti topici. In un’intervista venivano discusse le convinzioni, le conoscenze e la formazione dei farmacisti su questi prodotti. Durante l’indagine, in 2 settimane non consecutive, sono state anche registrate, tutte le occasioni in cui veniva dispensato uno di quei prodotti. Per la gran parte si trattava di genitori che chiedevano uno specifico prodotto per il proprio bambino, particolarmente fitoterapici, integratori e prodotti topici, o che chiedevano aiuto al farmacista in proposito.
Dalle interviste emerge che i farmacisti sembrano essere ben predisposti nei confronti di questa tipologia di prodotto, disponibili a tenerne un certo approvvigionamento in farmacia e a supportare l’utente nella scelta, anche per il crescere della domanda da parte dell’utente stesso.
In genere si sentono sufficientemente competenti nella gestione di queste situazioni anche se nel 31% dei casi hanno percepito il bisogno di maggiore formazione sull’argomento.
Uno solo dei 4 farmacisti si informava abitualmente sull’uso di questi prodotti da parte dei clienti, tutti gli altri ritenevano che fosse corretto informarsi e registrare il dato ma riferivano che non gli non veniva spontaneo farlo. In genere era il cliente ad approcciare il discorso.
Nonostante si sentissero competenti nel dare le risposte ai clienti tutti sentivano il bisogno di avere maggiori conoscenze per mantenere adeguate le competenze professionali.
È interessante notare che nessuno dei professionisti intervistati ha fatto riferimento a problemi legati alla sicurezza d’uso di questi prodotti, né ha riferito eventi avversi direttamente osservati.
La ricerca pur coinvolgendo un basso numero di farmacie e di professionisti è interessante da segnalare perché analizza un problema che anche i farmacisti italiani si trovano a dover affrontare quotidianamente, vista la loro posizione di “prima linea” nel rispondere alle richieste dei clienti, in particolare sui percorsi di “auto-cura”.
Ci sembrano, pertanto, condivisibili ed applicabili anche alla realtà italiana le conclusioni degli autori: tutti i farmacisti dovrebbero avere maggiori conoscenze e competenze su fitoterapici, integratori di vitamine e sali minerali, prodotti topici, ecc. per il bambino, visto il ruolo professionale di informazione e supporto al cliente che essi svolgono nell’ambito del SSN. Andrebbero tenute in maggior considerazione le problematiche legate alle possibili interazioni con i farmaci prescrivibili, da banco, ed ai possibili eventi avversi che, è bene ricordare, sono riscontrabili anche quando si abusa di polivitaminici e di farmaci di sintesi.